giovedì 18 luglio 2013

La tintura nei tappeti orientali


Oggi vorrei dedicare un post al tema della tintura, fase fondamentale della creazione e della lavorazione dei tappeti orientali.

La tintura era una pratica un tempo riservata ai soli uomini, poiché ricca di segreti tramandati esclusivamente da padre e figlio, che utilizzava come materie prime le radici di alcuni alberi, nonché bacche, frutta e insetti, da cui venivano ricavate le tinte di base: il giallo era derivato dallo zafferano e dalla curcuma, il rosso dalla robbia tinctoria e dalla cocciniglia mentre le varie tonalità di azzurro venivano ricavate dall'indaco.

Tutti gli altri colori venivano ricavati invece dall'amalgama delle tinte di base mentre l’effetto di ogni singola tonalità era sempre diverso da tutti gli altri poiché derivava da vari fattori: la durezza dell’acqua, la temperatura, la durata ed il numero dei bagni. Ogni procedimento dava pertanto un risultato sempre diverso, grazie anche alla comparsa sui tappeti delle caratteristiche abrage, ossia i cambi di colore.

Oggi la tintura segue procedure diverse e più moderne, avvalendosi dell’uso di coloranti sintetici che hanno completamente sostituito le tinture vegetali, le quali ormai si ritrovano solo nei tappeti prodotti da popolazioni nomadi o abitanti nei villaggi sperduti delle zone di Tabriz e di Sarouk. Inizialmente contestati, tali coloranti sintetici, comparsi intorno al 1860, oggi sono invece ampiamente accettati e apprezzati per le loro ottime qualità che nulla tolgono alla robustezza ed alla durata del tappeto.

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